È nostra convinzione che se Padre Pio aveva una missione nella Chiesa essa coinvolgeva indubbiamente il rilancio del sacramento della riconciliazione con la sua reale valenza trasformatrice, quando è svolta col metodo che porta al vero pentimento. La crisi più grave della Chiesa di oggi sta qui: troppo spesso nel confessionale non si confessa come il sacramento richiede. Per concludere, vorremmo cercare di cogliere l'essenza del
messaggio di quel confessionale, il cui nucleo pensiamo si possa localizzare nei seguenti punti. a) Padre Pio era animato da un concetto altissimo del sacramento della riconciliazione. La chiave del mistero egli la individuava nelle profondità soprannaturali del sacramento. La dottrina che racchiude il mistero così la illustrava in una lettera a una sua figlia:
b) Non v'era rigorismo nel metodo di quel confessionale. Il suo metodo era quello del Maestro che all'adultera, perdonata, comanda: «Non peccare più». Da una falsa pietà verso i penitenti è venuta la decadenza della preghiera, della mortificazione, la lenta corsa al mondo, la materializzazione, quel vento di indifferenza e di secolarizzazione che, oggi, annebbia le coscienze. A Padre Pio si attribuisce una frase come questa: «Se i confessori confessassero come dovrebbero confessare, i fedeli sarebbero come dovrebbero essere». Personalmente uno di noi gli chiese come doveva comportarsi davanti ai casi di recidività. La risposta fu: «Tu non puoi fare come faccio io. Però al penitente che si presenta con lo stesso peccato, puoi dare l'assoluzione, una prima volta... Una seconda volta, lo puoi assolvere, ma la terza volta, vuoi tu profanare un sacramento che costa il sangue di Cristo e tradire il fratello?». Questa, del resto, non è che la classica dottrina morale sui recidivi. Padre Pio si presenta oggi quale grande maestro di vita pastorale. Egli insegna che in questo sacramento il sacerdote rende attivo il suo carattere di propiziatore e ha reso evidente che il sacramento della confessione è lo strumento massimo per formare il vero cristiano. Dev'essere usato con prudenza, clemenza e severità di giudizio nel peccatore abitudinario: solo così nasce il senso di Dio e la fede che porta alle opere dei comandamenti. Solo così si matura la coscienza del peccato e della grazia. Ancora oggi vale la legge già annunciata da san Pio V: «Tutta la
riforma dei cristiani sta nell'avere dei buoni confessori».
La rilanciò, nel suo secolo, sant'Alfonso de' Liguori.
I Sommi Pontefici non si stancano di indicare confessori come
il santo Curato d'Ars e san Leopoldo da Castelnuovo;
Giovanni Paolo II ha elogiato Padre Pio esattamente come confessore,
anzi l'ha indicato come modello per i confessori.
Ha elogiato «la sua dedizione e disponibilità nei confronti
delle anime, di quelle soprattutto impigliate nei lacci del peccato
e nelle angustie della miseria umana» (23 maggio 1987). c) Padre Pio non accettava il compromesso con il peccato. Una piaga ha colpito la vita morale oggi: il compromesso etico. Per paura di vedere le Chiese vuote anche la pastorale cattolica ha tralasciato di presentare Cristo e la sua legge in tutta la sua esigenza. Non bisogna dimenticare che la misericordia non toglie rigore alla giustizia. L'abbiamo detto e lo ricordiamo ancora: Padre Pio non ammetteva compromessi con il peccato, con nessun peccato, con l'attaccamento e l'affetto al peccato, con il vizio, con l'abitudine peccaminosa. Era inflessibile: non ammetteva discussione. Non accettava scusanti davanti al male: la menzogna, il risentimento, l'ira, la trascuratezza nei doveri cristiani trovavano in Padre Pio il sacerdote che richiamava l'anima a entrare in se stessa e a correggersi. Un giovane si presentò da Padre Pio per confessarsi. Aveva un solo peccato. Appena dichiara il peccato, si sente dire da Padre Pio: «Vattene!». Il giovane tenta una difesa: «Padre... una sola volta». E Padre Pio: «No, non è la prima volta!». Infatti l'abitudine c'era - confidò il penitente - e Padre Pio la stroncò. Così ha rifatto i cristiani del compromesso. Padre Pio non si accontentava di recidere le foglie del comportamento sbagliato: andava alla radice, al cuore; voleva conversione vera. «L'intrinseco perverso» non trovava spazio nella direzione spirituale di Padre Pio, per nessuno, per nessuna età, in nessuna circostanza. Bisognava eliminarlo, in tutti i campi, in tutte le età, in tutte le situazioni. Non accettava discussione. Non era possibile una replica. Quando il penitente replicava, spesso il Padre diceva: «O te ne vai tu, o me ne vado io». Padre Pio però non respingeva, non abbandonava. Bastava seguirlo con la buona volontà. Bisognava rivedere la vita, riformare la mentalità, far uso dei mezzi spirituali, rompere con le occasioni e le compagnie perverse. Inoltre sapeva distinguere e applicare cuore e dolcezza quando il caso lo richiedeva. Come era intransigente nel diagnosticare e combattere il male, così era pietoso e soccorrevole verso chi, riconosciuta la colpa, cercava la riconciliazione. Un figlio spirituale del Padre era caduto gravemente; il rimorso lo affliggeva, ma la paura di presentarsi al Padre, di cui conosceva bene i metodi, gli impediva di accostarsi al confessionale. Venne da me e mi pregò di intercedere presso il Padre perché lo ricevesse e lo ascoltasse. In realtà ero rimasto non poco titubante, ma accettai l'incarico. Padre Pio mi lasciò dire. Ancora una volta dovetti constatare l'imprevedibilità del Padre. Fu sereno e disteso: «Figlio mio, tu ti meravigli di ciò che è successo? Non sai che se il Signore, per un solo attimo, alzasse la mano dalla tua e dalla mia testa, saremmo capaci di fare molto peggio? Va', digli che venga subito». Sono innumerevoli le anime guidate da Padre Pio attraverso le penose e dolorose vie della purificazione fino alle vette della perfezione evangelica: sapeva trasformare le pietre in figli di Dio. L'anima si sentiva vigilata, guidata, sostenuta nelle prove della purificazione. Il Padre era un vero padre spirituale! |