back IL SECONDO COMANDAMENTO

Non nominare il nome di Dio invano

La bestemmia. Uno dei problemi più difficili per i confessori è certamente la «nube tossica della bestemmia». Coloro che si limitano all'incontro col sacramento della riconciliazione solo a Natale e a Pasqua raramente riescono a guarire da «questo maledetto vizio». Così lo chiamano anche loro, quando ne sono rimasti schiavizzati. Invece a San Giovanni Rotondo i bestemmiatori «guarivano». La medicina? Le «mazzate» di Padre Pio.

Inginocchiato al confessionale un padovano si sentì chiedere: «Da quanto tempo non ti confessi?». «Da quattro anni, Padre». «E bestemmi?». «Sì, Padre». «Quante ne hai dette?». «Padre, che domanda!... In quattro anni chi le ha contate!». Padre Pio con impeto gli gridò: «Vattene, vattene!». Il penitente uscì pieno di ribellione e andava ripetendosi: «Sono domande da farsi?... altro che santo!». Alcuni giorni dopo quel bestemmiatore, al suo rientro a Padova, stava lavorando, come muratore, nella cella del campanile della parrocchia dell'Arcella - è lui stesso a raccontare il fatto - e il martello, anziché colpire una pietra, colpì un dito... un grido e solo... mezza bestemmia... Si fermò lì e finì con questa frase: «No!... se no quello vuol sapere quante ne ho dette!». Così si spegneva il vizio.

Con i bestemmiatori ostinati, Padre Pio aveva frasi roventi: «La bestemmia è il diavolo sulla tua bocca». «Attiri l'inferno sulla tua anima». «Il diavolo non bestemmia come te... vattene!».