back IL QUARTO COMANDAMENTO

Onora il padre e la madre

La materia circa il quarto comandamento è vastissima. Riguarda i figli, ma implica anche i doveri dei genitori verso i figli. Proprio la categoria genitori rappresenta, indubbiamente, la fascia più ampia tra coloro che si sono inginocchiati in quella chiesina per il sacramento della riconciliazione.

Ai genitori insegnava la fedeltà a Dio e tra loro: è la chiave dell'educazione dei figli. Dio guida, illumina, sostiene i genitori fedeli al sacramento del matrimonio.

Le testimonianze di una madre possono dare una sintesi profonda, completa e interessante sul problema dei doveri dei genitori e sulla formazione dei figli secondo Padre Pio. La mamma si chiama Lucia M. Scrive:

Una volta, in un momento di buio, mi capitò di trovarmi a San Giovanni Rotondo e di potermi confessare dal Padre. Ne approfittai per presentargli la mia stanchezza a causa dell'assillo quotidiano nella cura della numerosa famiglia: otto figli, allora.

Il Padre mi ascoltò, e poi, con tono forte e insieme affabile, mi disse: «Ma tu che cosa vuoi... Lo sai che madre è sinonimo di martire?». Era un rimprovero e un conforto nello stesso tempo. Mi richiamava illuminandomi e consolandomi: il buio che avevo dentro si dissolse alla luce della missione eroica di madre; lo sconforto si trasformò in gioia nell'intravedere l'aureola del martirio sul mio compimento dei doveri materni.

Non c'è bisogno di dire che il Signore e la Madonna mi hanno sempre sostenuto in questo martirio quotidiano, tanto più quando i figli diventarono tredici. Questo aiuto mi divenne così naturale che non ci facevo più caso, e facevo tutto da me.

Una volta il Padre mi richiamò anche su questo: «Figlia mia, non credere alle tue forze, perché è tutto l'aiuto di Dio che ti sostiene, altrimenti non ce la faresti per nulla a portare avanti la famiglia con i tuoi dieci figli». Allora erano dieci.

«Padre, io prego tanto poco, perché mi tocca affannarmi di tante cose. So che dovrei pregare molto, ma come devo fare?»... La risposta di Padre Pio mi venne svelta e sorprendente: «Figlia mia, dalla mattina alla sera stai sempre a pregare i tuoi dieci figli di comportarsi bene, di fare questo e di non fare quello...: non è preghiera quella? Come fai a dire che non preghi?». Così conclude la signora: «Sì, solo il Signore è la nostra forza. Ce lo ha detto lui stesso»: «Senza di me non potete fare nulla».

Ecco ancora la stessa madre, che prosegue nella sua testimonianza:

La Provvidenza divina e la povertà erano carissime a Padre Pio. Non le separava mai e cercava di farle amare sempre insieme. La Provvidenza fa chinare Dio verso le creature. La povertà fa elevare i cuori delle creature a Dio. La Provvidenza assicura il pane quotidiano, la salute necessaria, il lavoro indispensabile per la vita. La povertà assicura il distacco da questo esilio, la speranza nella patria dei cieli, il guadagno dei beni celesti, come disse Gesù.

Queste riflessioni mi sono venute spontanee ripensando a una lontana confessione con Padre Pio. Si era allora nei tempi più tristi dell'ultima guerra mondiale. La scarsità dei mezzi di sostentamento pesava dolorosamente su tutti. Nella nostra famiglia si era ridotti persino a dormire su tavole, coperti alla meglio, senza molte delle cose ritenute necessarie.

In quella confessione, me ne lamentai col Padre, esprimendo la mia grande pena nel vedere, soprattutto i bambini, dormire a quel modo, senza poter provvedere in nessun modo. Ricordo che Padre Pio prima mi ascoltò attentamente, poi mi chiese deciso: «Ma i tuoi bambini stanno tutti bene, sì o no?». «Sì, Padre, stanno veramente tutti bene». «E allora? Ci sono di quelli che tengono i loro figli nell'ovatta, con tutte le comodità, e ne hanno sempre una addosso; i tuoi bambini, invece, non hanno dove dormire, ma stanno sempre bene: che vuoi di più?»... Conclude la signora: «Giusto. Povertà e Provvidenza, ossia ricchezza di grazia e di salute. Che cosa volere di più?».

In altra circostanza la signora chiede al Padre come comportarsi per far pregare i figli: «Padre, come debbo fare, mi accorgo che pregano male, si distraggono con facilità; c'è chi scappa da una parte, chi fugge dall'altra; i più grandi tendono a sfuggire alla preghiera; chi pensa a scherzare. Padre, come fare, che fare?». «Tienili stretti! Tienili stretti!».

La signora conclude e commenta: «La natura dei figli segue la sua china comoda degli istinti ciechi e i ragazzi ne sono vittime inesperte, se non vengono tenuti a freno con la disciplina. Responsabili siamo noi genitori a cui tocca questo vigile sforzo di "tenerli stretti". Compito duro, è vero, ma doveroso quanto mai, poiché si tratta della salute primaria dei nostri figli».

La catechesi di Padre Pio a mille mamme era quella della sacra famiglia di Nazaret e quella del testo di Matteo, per cui quando si fa la volontà del Padre celeste nella famiglia, ogni donna diventa sorella e madre di Cristo come Maria e quindi ricca dell'arte dell'educazione dei figli. Era il cammino della perfezione a cui egli indirizzava. Non era uscito Padre Pio da genitori che avevano onorato i loro doveri verso i figli?

La pedagogia attuale nella formazione dei figli, molto legata alla cultura corrente, frutto di una psicologia senza Dio, è ben lontana dalla scuola di Padre Pio. A tal proposito vale la pena di ricordare un lamento profetico di Padre Pio che risale agli anni trenta: «Avremo una generazione di mamme che non sapranno educare i loro figli». Ancora, nei primi anni sessanta ripeteva: «I nostri figli non avranno lagrime per piangere gli errori dei genitori... Non vorrei trovarmi nei panni dei vostri figli e dei vostri nipoti». Quali situazioni familiari vedeva il suo sguardo che si spingeva lontano? Vedeva la situazione della famiglia odierna, di questa nostra civiltà del peccato, vera e propria anticiviltà.

Un giovane coniuge padovano, da pochi giorni divenuto padre, si reca a San Giovanni Rotondo. Non era la prima volta. Subito al mattino, durante la messa, col pensiero gli raccomanda la sua creatura. Poi durante la giornata, mentre il Padre passa tra la folla, ripete mentalmente la sua raccomandazione. Finalmente il giorno dopo si confessa e poi gli dice: «Padre, sono papà da pochi giorni. Sono felice, vi raccomando mio figlio, lo affido a voi, Padre». Padre Pio risponde: «Figlio mio, è la terza volta che me lo dici. Preoccupati tu, piuttosto, di vivere da buon cristiano!».

Padre Pio orientava i genitori alla missione essenziale della famiglia, quella di trasmettere la vita, di allevare i figli come figli di Dio e di condurli in Paradiso. Questa missione esige dai genitori una vita veramente cristiana. Il peccato personale nei coniugi è il primo nemico della formazione ed educazione dei figli.
 

Doveri verso i genitori. Il quarto comandamento si estende nei due versanti, genitori e figli, chiamati ad amarsi e onorarsi.

Ecco un esempio di figli che onorano genitori veramente cristiani: «Noi 13 viventi...»: così inizia la Prefazione a un opuscolo dal titolo Questa è la mia famiglia. Sono pagine di omaggio di figli e nipoti in occasione delle nozze d'oro dei genitori. È la testimonianza di una famiglia germinata dalla santità del Padre: sbocciata, coltivata, fiorita, ramificata, assistita da lui, il Padre, e da genitori che hanno santificato il sacramento come liturgia dell'altare e della vita quotidiana.

Quella Prefazione continua:

Papà e Mamma. Cinquant'anni di matrimonio. Ventun figli, di cui tredici viventi. Questa è la famiglia Manelli, nata e cresciuta attorno a Padre Pio da Pietrelcina, lo stigmatizzato del Gargano. «Questa è la mia famiglia» disse Padre Pio a mamma, sposa novella al suo primo incontro col santo cappuccino. «Supererete i venti figli» - profetizzò P. Pio a papà, che fu uno dei suoi primi figli spirituali (1924). 15 luglio 1926-1976: siamo alle nozze d'oro. Dopo cinquant'anni di matrimonio, la famiglia si ritrova moltiplicata e arricchita: papà e mamma, tredici figli viventi, un figlio sacerdote francescano, sette figli laureati, undici sposati, circa quaranta nipoti, fino a ora. Quanta festa della vita!

Relativamente ai doveri dei genitori verso i figli un particolare interessante riguarda l'ammissione dei bambini alla prima comunione. Da tener presente che attualmente le situazioni pastorali hanno portato a elevare l'età dei bimbi per la prima comunione. Comunque va detto che Padre Pio ci teneva che i bimbi ricevessero presto la comunione, appena avessero imparato a distinguere il pane della tavola da quello eucaristico. Diceva: «Facciamo entrare Gesù prima del peccato». Era per la comunione in tenera età, anche a cinque, sei anni.

Sono una meraviglia le foto di Padre Pio che dà la prima comunione ai fanciulli. L'ultima di queste foto risale all'ultima messa. E com'erano incisive le parole di augurio che rivolgeva loro a fine messa, in sacrestia. Eccone un'espressione: «La purezza e la grazia della prima comunione possa tu conservarle fino alla fine della vita!».

Però non transigeva sulla preparazione del fanciullo. È capitato che Padre Pio prima della prima comunione amministrasse anche la prima confessione. Era fermo anche con i fanciulli. Un signore di Roma testimonia che, quand'era bambino, Padre Pio non solo gli rifiutò l'assoluzione, ma anche rinviò la sua prima comunione, già programmata. Il motivo? Perché non recitava le preghiere al mattino. «Da allora, ogni mattina e ogni sera, accanto al mio letto in ginocchio, le dico ogni giorno». A volte Padre Pio usava la terapia preventiva.