ORSÙ DUNQUE, AVVOCATA NOSTRA Maria è un'avvocata tanto potente da salvare tutti L'autorità che le madri hanno sui figli è così grande che, anche se questi sono monarchi e hanno dominio assoluto su tutte le persone dei loro regni, mai però le madri possono diventare suddite dei loro figli. È vero che Gesù siede ora in cielo alla destra del Padre, anche come uomo, come spiega san Tommaso, in ragione dell'unione ipostatica con la persona del Verbo, e che ha il supremo dominio sopra tutte le creature, compresa Maria; tuttavia sarà sempre vero che un tempo, quando il nostro Redentore visse su questa terra, volle umiliarsi e sottomettersi all'autorità di Maria, come ci attesta san Luca: «Ed era loro sottomesso» (Lc 2,51). Anzi, dice sant'Ambrogio, Gesù Cristo, essendosi degnato di fare di Maria sua madre, come figlio era veramente obbligato ad ubbidirle. Perciò Riccardo di san Lorenzo scrive: «Degli altri santi si dice che essi sono con Dio, ma solo di Maria si può dire che ha avuto un privilegio più grande: non solamente di essere stata sottomessa alla volontà di Dio, ma che Dio stesso si sia sottomesso alla sua volontà». Lo stesso autore aggiunge: «Mentre delle altre sante vergini si dice che "seguono l'Agnello dovunque egli va" (Ap 14,4), di Maria Vergine può dirsi che l'Agnello seguiva lei su questa terra, poiché, secondo la parola di Luca, "le era sottomesso" (Lc 2,51)». Diciamo quindi che se Maria in cielo non può più comandare al Figlio, tuttavia le sue preghiere saranno sempre preghiere di madre, perciò molto potenti per ottenere tutto quello che domanda. San Bonaventura afferma: «Maria ha il grande privilegio di essere potentissima presso suo Figlio». Perché? Proprio per la ragione che abbiamo accennato e che esamineremo a lungo più avanti: perché le preghiere di Maria sono preghiere di una madre. Per questa ragione san Pier Damiani dice alla Vergine: «Ti è stata data ogni potenza in cielo e sulla terra. Tu puoi tutto quello che vuoi, poiché ti è possibile sollevare alla speranza della salvezza anche i disperati». E aggiunge che quando la Madre va a chiedere per noi qualche grazia a Gesù Cristo - che egli chiama l'altare della misericordia, dove i peccatori ottengono il perdono da Dio -, il Figlio tiene così gran conto delle preghiere di Maria e ha tanto desiderio di accontentarla che, quando ella prega, sembra comandare più che pregare e più signora che ancella. Così Gesù vuole onorare la sua cara Madre che lo ha tanto onorato durante la sua vita, accordandole subito tutto ciò che domanda e desidera. San Germano lo conferma dicendo alla Vergine: «Madre di Dio, tu sei onnipotente per salvare i peccatori e non hai bisogno d'altra raccomandazione presso Dio, poiché sei la madre della vera vita». «Tutti si sottomettono al comando della Vergine, anche Dio»; con queste parole san Bernardino da Siena non esita a dire che Dio esaudisce le preghiere di Maria come se fossero ordini. Perciò sant'Anselmo così si rivolge a Maria: «Vergine santa, il Signore ti ha innalzato a tal punto che con il suo favore puoi ottenere tutte le grazie possibili ai tuoi devoti», poiché, come dice Cosma Gerosolimitano, «la tua protezione è onnipotente». Sì, riprende Riccardo di san Lorenzo: «Secondo tutte le leggi la regina deve godere degli stessi privilegi del re. Perciò, avendo il figlio e la madre la stessa autorità, dal Figlio onnipotente la Madre è stata resa onnipotente». In tal modo, dice sant'Antonino, Dio ha posto tutta la Chiesa non solamente sotto il patrocinio, ma anche sotto il dominio di Maria. Dovendo dunque avere la madre la stessa potestà che ha il figlio, a ragione, da Gesù, che è onnipotente, Maria è stata resa onnipotente. Resta però il fatto che, mentre il Figlio è onnipotente per natura, la Madre è onnipotente per grazia. Infatti il Figlio non nega alla Madre niente di quanto ella gli chiede, come fu rivelato a santa Brigida. La santa udì un giorno Gesù che parlando con Maria le disse: «Madre mia, tu sai quanto ti amo; perciò chiedimi quello che vuoi, perché qualsiasi tua domanda non può non essere esaudita da me». E Gesù ne spiegò mirabilmente la ragione: «Poiché non mi hai negato nulla sulla terra, non ti negherò nulla in cielo». Come se avesse detto: «Madre, quando eri sulla terra non hai negato niente per amor mio; ora che sono in cielo è giusto che io non neghi niente di quello che tu mi chiedi». Si dice dunque che Maria è onnipotente nel modo che può intendersi di una creatura, la quale non può possedere un attributo divino. Ella è onnipotente perché con le sue preghiere ottiene tutto quello che vuole. Con ragione, dunque, o nostra grande avvocata, san Bernardo ti dice: «Se tu lo vuoi, tutto avverrà». E sant'Anselmo: «Qualunque cosa tu voglia, o Vergine, è impossibile che non avvenga». Basta che tu voglia innalzare il peccatore più perduto a un'alta santità, da te dipende il farlo. A tale proposito il beato Alberto Magno fa parlare così Maria: «Io debbo essere pregata di volere; perché se voglio, è necessario che avvenga». San Pier Damiani riflette su questa grande potenza di Maria e, pregandola di aver pietà di noi, le dice: «Ti sospinga la tua indole pietosa, la tua potenza; perché quanto più sei potente, tanto più devi essere misericordiosa». O Maria, cara avvocata nostra, poiché hai un cuore così pietoso che non sa guardare i miseri e non compatirli e hai presso Dio un potere tanto grande da salvare tutti quelli che difendi, degnati di difendere la causa anche di noi miserabili che in te riponiamo tutte le nostre speranze. Se non ti commuovono le nostre preghiere, ti spinga almeno il tuo cuore benigno, ti spinga almeno la tua potenza, poiché Dio te ne ha tanto arricchito affinché quanto più sei potente nel poterci aiutare, tanto più tu sia misericordiosa nel volerci aiutare. Di ciò ci assicura san Bernardo: «Maria è immensamente ricca in potenza e in misericordia e come la sua carità è onnipotente, così è pietosa nel compatirci e ce lo mostra continuamente con gli effetti». Fin da quando Maria viveva su questa terra, il suo unico pensiero, dopo la gloria di Dio, era di aiutare i miseri e fin da allora sappiamo che godette il privilegio di essere esaudita in tutto ciò che chiedeva. Lo vediamo nell'episodio delle nozze di Cana di Galilea quando, essendo venuto a mancare il vino, la santa Vergine, presa da pietà per l'afflizione e la confusione di quella famiglia, chiese al Figlio di consolarla con un miracolo: «Non hanno vino». Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora» (Gv 2,4). Notiamo bene: il Signore sembra aver negato la grazia alla Madre dicendo: «Che ho da fare con te, o donna? Ora non conviene che io faccia alcun miracolo, non essendo ancora giunto il tempo, che sarà il tempo della mia predicazione, nel quale devo confermare con i segni la mia dottrina». Tuttavia Maria, come se il Figlio avesse già accordato la grazia, disse ai servi: «Fate quello che vi dirà», riempite i vasi d'acqua; ora sarete consolati. Infatti Gesù, per compiacere la Madre, mutò quell'acqua in ottimo vino. Ma come? Se il tempo fissato per i miracoli era quello della predicazione, come poteva il miracolo del vino essere anticipato contro il decreto divino? No, risponde sant'Agostino, non si fece nulla contro i decreti divini. Infatti, sebbene, generalmente parlando, non fosse ancora giunto il tempo dei segni, nondimeno, fin dall'eternità Dio aveva stabilito con un altro decreto generale che alla divina Madre non sarebbe mai stato negato nulla di quanto chiedesse. Perciò Maria, ben consapevole di questo suo privilegio, anche se il Figlio sembrava aver respinto la sua domanda, tuttavia disse ai servi di riempire i vasi d'acqua, come se la grazia fosse già concessa. Così intese san Giovanni Crisostomo il quale, a proposito delle parole «Che ho da fare con te, o donna?» dice che, benché Gesù avesse così risposto, tuttavia, per onorare sua Madre, non mancò di ubbidire alla sua domanda. Lo stesso pensiero espresse san Tommaso dicendo che con le parole «Non è ancora giunta la mia ora», Gesù Cristo volle dimostrare che avrebbe differito il miracolo se un altro glielo avesse chiesto, ma poiché glielo chiedeva la Madre, lo fece subito. Lo stesso dicono san Cirillo di Alessandria e san Girolamo, come riferisce Manoel Barradas. Anche Giansenio di Gand a proposito di questo passo di san Giovanni scrive: «Per onorare sua Madre, anticipò il tempo di compiere miracoli». È certo insomma che non vi è nessuna creatura che possa ottenere a noi miseri tante grazie quanto questa buona avvocata, la quale viene onorata da Dio non solo come sua diletta ancella, ma anche come sua vera Madre. Questo appunto le dice Guglielmo di Parigi rivolgendosi a lei. Basta che parli Maria, il Figlio tutto esegue. Parlando con la sposa del Cantico dei Cantici, che è Maria, il Signore le dice: «Tu che abiti nei giardini, gli amici sono in ascolto, fammi sentire la tua voce» (Ct 8,13). Gli amici sono i santi, i quali, quando chiedono qualche grazia in favore dei loro devoti, aspettano che la loro regina la domandi a Dio e la ottenga, poiché - come abbiamo detto nel capitolo precedente - nessuna grazia viene dispensata se non per intercessione di Maria. E come intercede Maria? Basta che faccia sentire al Figlio la sua voce: «Fammi sentire la tua voce». Basta che parli e subito il Figlio l'esaudisce. Guglielmo di Parigi, spiegando il passo suddetto, mostra il Figlio che così parla a Maria: «Tu che abiti nei giardini celesti, intercedi con fiducia per chi vuoi; infatti non posso dimenticare di essere tuo Figlio e pensare di negare qualcosa a te mia Madre. Basta che tu dica una parola e sei ascoltata ed esaudita dal Figlio». Dice l'abate Goffredo che Maria, benché chieda le grazie pregando, tuttavia prega con una certa autorità di madre. Perciò noi dobbiamo essere sicuri che ella ottenga tutto ciò che desidera e chiede per noi. Valerio Massimo narra che Coriolano, quando assediava Roma, non si lasciò commuovere dalle preghiere dei cittadini e degli amici. Quando però andò a pregarlo sua madre Veturia, egli non poté resistere e subito tolse l'assedio. Ma le preghiere di Maria a Gesù sono tanto più potenti di quelle di Veturia, quanto più questo Figlio è grato ed ama la sua cara Madre. Il padre polacco Giustino da Miechów scrive: «Un sospiro di Maria può più che le preghiere di tutti i santi insieme». Il demonio stesso, racconta il padre Paciuchelli, fu costretto un giorno, per ordine di san Domenico, a confessare per bocca di un ossesso che un sospiro di Maria vale presso Dio più delle suppliche di tutti i santi uniti insieme. Dice sant'Antonino che le preghiere della santa Vergine, essendo preghiere di una madre, hanno una certa autorità di comando ed è perciò impossibile che ella non sia esaudita. Quindi san Germano così le parla, incoraggiando i peccatori che si raccomandano a questa avvocata: «O Maria, tu hai su Dio l'autorità di una madre e perciò ottieni il perdono anche ai più grandi peccatori, poiché il Signore, trattandoti sempre come sua vera e intemerata Madre, non può non esaudirti». Santa Brigida udì i santi del cielo dire alla Vergine benedetta: «Che cosa c'è che tu non possa? Ciò che tu vuoi, si fa». Al che corrisponde quel celebre verso: «Ciò che Dio può con il comando, tu lo puoi, o Vergine, con la preghiera». «E che! dice sant'Agostino, non è cosa degna della benignità del Signore di onorare così sua Madre, lui che dichiarò di essere venuto non ad abrogare, ma a dare compimento alla legge, la quale fra le altre cose comanda che si onorino i genitori?». Anzi, aggiunge san Giorgio arcivescovo di Nicomedia, Gesù Cristo, quasi per soddisfare al debito che ha verso la Madre, la quale con il suo consenso gli ha dato l'essere umano, esaudisce tutte le sue domande. E il martire san Metodio esclama: «Rallegrati, o Maria, che hai la gioia di avere per debitore quel Figlio che a tutti dà e niente riceve da nessuno. Tutti noi siamo debitori a Dio di quanto abbiamo, poiché tutto è suo dono; ma per te Dio stesso ha voluto farsi debitore, prendendo da te la carne e facendosi uomo». Dice sant'Agostino: «La Vergine ha meritato di dare la carne al Verbo divino e di preparare così il prezzo della nostra redenzione, affinché noi fossimo liberati dalla morte eterna; perciò è più potente di tutti ad aiutarci ad ottenere la salvezza eterna». San Teofilo, vescovo di Alessandria, che viveva al tempo di san Girolamo, lasciò scritto: «Il Figlio gradisce di essere pregato da sua Madre, perché vuole accordarle tutto ciò che egli accorda per riguardo a lei, e così ricompensare la grazia che ella gli rese rivestendolo della nostra carne». San Giovanni Damasceno così si rivolge alla Vergine: «Tu dunque, o Maria, essendo Madre di Dio, puoi salvare tutti con le tue preghiere che sono avvalorate dall'autorità di madre». Concludiamo con san Bonaventura, il quale, considerando il grande beneficio che ci ha fatto il Signore dandoci Maria per avvocata, così le dice: «O bontà certamente immensa e ammirabile del nostro Dio, che a noi miseri rei ha voluto concedere te Signora nostra, affinché con la tua potente intercessione tu possa ottenerci quanto vuoi». E il santo continua: «O mirabile misericordia del nostro Dio, il quale, affinché noi non fuggissimo per la sentenza che verrà data sulla nostra causa, ci ha destinato per avvocata la sua stessa Madre e padrona della grazia!». Maria è un'avvocata pietosa che non ricusa di difendere le cause dei più miserabili Sono tanti i motivi che abbiamo di amare questa nostra amorevole regina, che se in tutta la terra si lodasse Maria, se in tutte le prediche si parlasse soltanto di Maria, se tutti gli uomini dessero la vita per Maria, sarebbe poca cosa in considerazione degli omaggi e della gratitudine che le dobbiamo per l'amore tenero che ella porta a tutti gli uomini e anche ai più miserabili peccatori che conservano verso di lei qualche sentimento di devozione. Diceva il venerabile Raimondo Giordano, che per umiltà si faceva chiamare l'Idiota: «Maria non sa non amare chi la ama; anzi non disdegna di arrivare a servire quelli che la servono e, se sono peccatori, impiega tutta la sua potente intercessione ad impetrare loro il perdono dal suo Figlio benedetto. È tanta la sua bontà e la sua misericordia, che nessuno, per quanto perduto sia, deve temere di gettarsi ai suoi piedi, poiché ella non respinge nessuno che a lei ricorre. Maria stessa, come nostra amorevole avvocata, offre a Dio le preghiere dei suoi servi, specialmente quelle che le sono rivolte; poiché come il Figlio intercede per noi presso il Padre, così ella intercede per noi presso il Figlio e non cessa di trattare presso l'uno e l'altro la grande causa della nostra salvezza e di ottenerci le grazie che noi domandiamo». Con ragione dunque il beato Dionisio Cartusiano chiama la santa Vergine «l'unico rifugio dei perduti, la speranza dei miseri, l'avvocata di tutti i peccatori che a lei ricorrono». Ma se mai si trovasse un peccatore che, senza dubitare della potenza di Maria, diffidasse della sua pietà, temendo che ella non voglia aiutarlo per la gravità delle sue colpe, san Bonaventura gli fa coraggio dicendogli: «Grande e singolare è il privilegio che ha Maria presso il Figlio, di ottenere con le sue preghiere tutto quello che vuole. Ma che gioverebbe a noi questa grande potenza di Maria, se ella non si prendesse cura di noi? No, non dubitiamo, siamo sicuri e ringraziamone sempre il Signore e la sua divina Madre, poiché come ella è presso Dio più potente di tutti i santi, così è anche l'avvocata più amorevole e più sollecita del nostro bene». «Chi mai - esclama con giubilo san Germano - o Madre di misericordia, chi dopo tuo Figlio Gesù ha tanta cura di noi e del nostro bene come te? Chi mai ci difende nelle nostre afflizioni come ci difendi tu? Chi, come te, protegge i peccatori quasi combattendo in loro favore? Il tuo patrocinio, o Maria, è più potente e amorevole di quanto noi possiamo arrivare a comprendere». Dice l'Idiota: «Tutti gli altri santi possono giovare con il loro patrocinio particolarmente a quelli che sono loro specialmente affidati, mentre la divina Madre, come è la regina di tutti, così di tutti è la protettrice e l'avvocata e ha cura della salvezza di tutti». Maria ha cura di tutti, anche dei peccatori, anzi specialmente di questi si vanta di essere chiamata avvocata, come ella stessa dichiarò alla venerabile suor Maria Villani dicendole: «Dopo il titolo di Madre di Dio, io mi vanto di essere chiamata l'avvocata dei peccatori». Dice il beato Amedeo che la nostra regina sta sempre alla presenza della divina Maestà, intercedendo continuamente per noi con le sue potenti preghiere. E poiché in cielo ben conosce le nostre miserie e necessità, non può non compatirci e con affetto di madre, mossa a compassione di noi, pietosa e benigna cerca sempre di soccorrerci e salvarci. Perciò Riccardo di san Lorenzo incoraggia ognuno di noi, per quanto miserabile sia, a ricorrere con fiducia a questa dolce avvocata, con la certezza di trovarla «sempre pronta ad aiutarlo». L'abate Goffredo afferma che Maria «è sempre pronta a pregare per tutti». «Con quanta efficacia e amore, esclama san Bernardo, questa buona avvocata tratta la causa della nostra salvezza!». Sant'Agostino, considerando l'affetto e l'impegno con cui Maria continuamente prega per noi la divina Maestà affinché ci perdoni i peccati, ci assista con la sua grazia, ci liberi dai pericoli e ci conforti nelle nostre miserie, così parla alla santa Vergine: «Confessiamo che te unica e sola abbiamo in cielo sollecita dei nostri interessi». È come se dicesse: «Signora, è vero che tutti i santi desiderano la nostra salvezza e pregano per noi, ma la carità e la tenerezza che tu ci dimostri ottenendoci con le tue preghiere tante grazie da Dio, ci obbliga a riconoscere che noi non abbiamo in cielo che un'avvocata, che sei tu, e che tu sola ami veramente e ti preoccupi del nostro bene». Chi mai può comprendere la sollecitudine con la quale Maria interviene sempre presso Dio in nostro favore? Dice san Germano: «Non si stanca mai di difenderci». È tanta la pietà che Maria ha delle nostre miserie ed è tanto l'amore che ci porta, che prega sempre e torna a pregare e non si sazia mai di pregare per noi e con le sue preghiere ci difende da ogni male e ci ottiene le grazie. Poveri noi peccatori se non avessimo questa grande avvocata la quale, dice Riccardo di san Lorenzo, è così potente, così pietosa e ad un tempo «così prudente e savia, che il nostro giudice suo Figlio non può condannare quei colpevoli che ella difende». Perciò san Giovanni Geometra la saluta: «Salve, o tu che hai il potere di dirimere ogni lite». Infatti le cause difese da questa sapiente avvocata sono tutte vinte. Perciò san Bonaventura chiama Maria «savia Abigail». Abigail fu quella donna - come si legge nel primo libro di Samuele - che con le sue preghiere seppe così bene placare il re Davide, quando era sdegnato contro Nabal, che Davide stesso la benedisse, quasi ringraziandola: «Benedetta tu che mi hai impedito di versare oggi il sangue e di vendicarmi di mia mano» (1 Sam 25,33). La stessa cosa fa continuamente in cielo Maria in favore di innumerevoli peccatori: con le sue tenere e sagge preghiere ella sa così bene placare la giustizia divina, che Dio stesso la benedice e quasi la ringrazia di trattenerlo in tal modo dall'abbandonarli e castigarli come meritano. A questo fine, dice san Bernardo, l'Eterno Padre, poiché vuole usarci tutte le misericordie possibili, oltre ad averci dato Gesù Cristo come principale avvocato presso di sé, ci ha dato Maria per avvocata presso Gesù Cristo. Senza dubbio, dice san Bernardo, Gesù è l'unico mediatore di giustizia fra gli uomini e Dio, che in virtù dei propri meriti può e vuole, secondo le sue promesse, ottenerci il perdono e la grazia divina, ma poiché in Gesù Cristo gli uomini riconoscono e paventano la Maestà divina, che risiede in lui come Dio, è stato necessario darci un'altra avvocata a cui noi potessimo ricorrere con minor timore e più confidenza; e questa è Maria. Noi non possiamo trovare un'avvocata più potente di lei presso la divina Maestà e più misericordiosa verso di noi. Ma, aggiunge san Bernardo, farebbe gran torto alla pietà di Maria chi temesse di gettarsi ai piedi anche di questa dolce avvocata. «Perché la nostra umana fragilità avrebbe paura di rivolgersi a Maria? In lei non vi è nulla di severo, nulla di terribile, ma è tutta amorevole, amabile e benigna. Leggi e sfoglia pagina per pagina tutta la storia descritta nei Vangeli e se troverai un solo atto di severità in Maria, allora temi di accostarti a lei». Ma non lo troverai mai; perciò ricorri fiduciosamente a lei che ti salverà con la sua intercessione. Molto bella è la preghiera che Guglielmo di Parigi mette sulle labbra del peccatore che ricorre a Maria: «O Madre del mio Dio, nello stato miserabile in cui mi vedo ridotto dai miei peccati, ricorro a te pieno di fiducia. Se tu mi respingi, io ti farò osservare che sei in certo modo tenuta ad aiutarmi, poiché tutta la Chiesa dei fedeli ti chiama e ti proclama madre di misericordia. Tu sei, o Maria, quella che Dio ama al punto di esaudirti sempre; la tua grande misericordia non è mai mancata ad alcuno; la tua dolce affabilità non ha mai disprezzato alcun peccatore, per quanto colpevole fosse, che a te si sia raccomandato. Come? Forse falsamente o invano tutta la Chiesa ti chiama sua avvocata e rifugio dei miseri? Non sia mai che le mie colpe possano, o Madre mia, trattenerti dall'adempiere il salutare ufficio di pietà in virtù del quale sei a un tempo l'avvocata e la mediatrice di pace fra gli uomini e Dio e dopo il Figlio tuo l'unica speranza e il rifugio sicuro dei miseri. Tutto ciò che tu hai di grazia e di gloria e la tua dignità stessa di Madre di Dio - se è lecito dirlo - tu lo devi ai peccatori, poiché per loro il Verbo divino ti ha fatto sua Madre. Lungi da questa divina Madre, che partorì al mondo la fonte della pietà, il negare la sua misericordia a un solo peccatore che a lei ricorre. Poiché dunque, o Maria, il tuo ufficio è l'essere mediatrice fra Dio e gli uomini, ti spinga a soccorrermi la tua grande misericordia che è assai maggiore di tutti i miei peccati e di tutti i miei vizi». Consolatevi dunque, o pusillanimi - dirò con san Tommaso da Villanova - respirate e fatevi coraggio, o miseri peccatori: questa santa Vergine, che è madre del vostro giudice e Dio, è l'avvocata del genere umano; avvocata capace che può tutto ciò che vuole presso Dio; avvocata sapiente che conosce tutti i modi di placarlo; universale, che accoglie tutti e non rifiuta di difendere nessuno. Maria è mediatrice di pace tra Dio e i peccatori La grazia di Dio è un tesoro assai grande e desiderabile da ogni anima. Lo Spirito Santo lo chiama un tesoro infinito, poiché per mezzo della grazia divina siamo innalzati all'onore di diventare amici di Dio: «Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti lo acquistano ottengono l'amicizia di Dio» (Sap 7,14). Perciò Gesù nostro Redentore e Dio non esitò a chiamare suoi amici coloro che sono in stato di grazia: «Voi siete miei amici» (Gv 15,14). Maledetto peccato che scioglie questa bella amicizia! «Le vostre iniquità hanno scavato un abisso fra voi e il vostro Dio» (Is 59,2). Rendendo l'anima odiosa a Dio, «sono ugualmente in odio a Dio l'empio e la sua empietà» (Sap 14,9), il peccato da amica la fa diventare nemica del suo Signore. Che deve dunque fare un peccatore che per sua disgrazia è divenuto nemico di Dio? Bisogna che trovi un mediatore che gli ottenga il perdono e gli faccia ricuperare la divina amicizia che ha perduto. «Consolati, dice san Bernardo, o miserabile che hai perduto Dio. Il tuo Signore stesso ti ha dato il mediatore, il suo Figlio Gesù, che può ottenerti tutto ciò che desideri». Ma, esclama il santo, perché gli uomini devono ritenere severo questo Salvatore così pietoso, che per salvarci ha dato la vita? Perché devono credere terribile colui che è tutto amabile? Peccatori sfiduciati, che timore avete? Se temete perché avete offeso Dio, sappiate che i vostri peccati Gesù li ha affissi alla croce con le sue stesse mani squarciate e avendo già soddisfatto con la sua morte la giustizia divina, li ha già tolti dalle anime vostre. Ecco le belle parole di san Bernardo: «Pensano severo colui che è la stessa bontà; terribile chi è lo stesso amore. Che cosa temete, uomini di poca fede? Egli ha affisso con le sue stesse mani i nostri peccati alla croce». Ma se mai, aggiunge il santo, tu temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua divina Maestà, dato che facendosi uomo egli non ha cessato di essere Dio, vuoi un altro avvocato presso questo mediatore? Ricorri a Maria. Ella intercederà per te presso il Figlio che certamente l'esaudirà e il Figlio intercederà presso il Padre che non può negare nulla a suo Figlio. San Bernardo conclude: «Figlioli miei, Maria è la scala dei peccatori» grazie alla quale essi risalgono all'altezza della grazia divina; «è la mia più grande fiducia; è tutta la ragione della mia speranza». Nel Cantico dei Cantici lo Spirito Santo fa dire alla beata Vergine: «Io sono un muro e i miei seni come torri; perciò sono diventata ai suoi occhi come una che trova pace» (Ct 8,10). Io sono, dice Maria, la difesa di coloro che ricorrono a me e la mia misericordia è per loro come una torre di rifugio; perciò io sono stata costituita dal mio Signore la mediatrice di pace tra Dio e i peccatori. «Maria, dice il cardinale Ugo di san Caro commentando questo testo, è la grande pacificatrice che ottiene da Dio e fa trovare la pace ai nemici, la salvezza ai perduti, il perdono ai peccatori, la misericordia ai disperati». Perciò ella fu chiamata dal suo divino Sposo «bella come i padiglioni di Salomone» (Ct 1,5). Nei padiglioni di Davide non si trattava che di guerra, ma nei padiglioni di Salomone si trattava solamente di pace. Con ciò lo Spirito Santo ci fa intendere che questa madre di misericordia non tratta di guerra e di vendetta contro i peccatori, ma solo di pace e di perdono alle loro colpe. Quindi Maria fu raffigurata nella colomba di Noè, la quale uscendo dall'arca portò nel suo becco il ramo di ulivo in segno della pace che Dio concedeva agli uomini. San Bonaventura le dice: «Sei tu la fedelissima colomba che interponendoti come mediatrice presso Dio hai ottenuto al mondo sommerso nelle acque del peccato la pace e la salvezza». Maria dunque fu la celeste colomba che portò al mondo perduto il ramo di ulivo, segno di misericordia. Ella ci diede Gesù Cristo, che è la fonte della misericordia e ci ha poi ottenuto in virtù dei meriti di lui tutte le grazie che Dio ci dona. «Per te, le dice sant'Epifanio, fu donata al mondo la pace del cielo»; così per mezzo di Maria i peccatori seguitano a riconciliarsi con Dio. Perciò il beato Alberto Magno le fa dire: «Io sono la colomba di Noè che apportò alla Chiesa il ramo di ulivo e la pace universale». Inoltre fu figura manifesta di Maria l'arcobaleno visto da san Giovanni, che circondava il trono di Dio: «Un arcobaleno avvolgeva il trono» (Ap 4,3). Spiega il cardinal Vitale che Maria, come l'arcobaleno intorno al trono di Dio, sta sempre presso il tribunale divino per mitigare le sentenze e i castighi meritati dai peccatori. San Bernardino da Siena pensa che il Signore parlasse appunto di quest'arcobaleno quando disse a Noè: «Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra. Io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna» (Gn 9,13.16). «Maria, dice san Bernardino, è quest'arco dell'eterna alleanza». «Come alla vista dell'arcobaleno Dio si ricorda della pace promessa alla terra, così alle preghiere di Maria rimette ai peccatori le loro offese e stringe con essi la pace». Per la stessa ragione Maria è paragonata alla luna: «Bella come la luna» (Ct 6,10). Infatti, dice san Bonaventura, «come la luna sta in mezzo al cielo e alla terra e rimanda ai corpi terrestri tutto ciò che riceve dai corpi celesti, così la Vergine regina si frappone continuamente tra Dio e i peccatori» per placare il Signore verso di loro e illuminarli a tornare a Dio. Fu questo il principale compito affidato a Maria quando fu posta sulla terra: risollevare le anime decadute dalla grazia divina e riconciliarle con Dio. «Pasci i tuoi capretti» (Ct 1,8). Così le disse il Signore nel crearla. Sappiamo che i peccatori sono raffigurati dai capretti e che come gli eletti - raffigurati dalle pecorelle - nella valle del giudizio saranno collocati a destra, così questi saranno posti a sinistra. Questi capretti, dice Guglielmo di Parigi, sono affidati a te, o Madre, «affinché tu li converta in pecorelle e quelli che per le loro colpe meritavano di essere posti a sinistra, per la tua intercessione siano collocati a destra». Così il Signore rivelò a santa Caterina da Siena di aver creato questa sua diletta Figlia «come un'esca dolcissima per prendere gli uomini, specialmente i peccatori» e attirarli a Dio. Ma bisogna qui notare la bella riflessione di Guglielmo Anglico sul passo del Cantico il quale dice che Dio raccomanda a Maria «i capretti suoi», perché la Vergine non salva tutti i peccatori, ma solamente coloro che la servono e l'onorano. Quelli invece che vivono nel peccato e non l'onorano con speciali omaggi, né si raccomandano a lei per uscire dal peccato, sono capretti, ma non di Maria, e nel giudizio saranno miseramente posti a sinistra con i dannati. Un nobile, disperando un giorno della propria salvezza a causa dei suoi numerosi peccati, fu esortato da un religioso a ricorrere alla santa Vergine e a recarsi davanti a una sua immagine in una certa chiesa. Il cavaliere ci andò e vedendo l'immagine di Maria, si sentì invitare da lei a gettarsi ai suoi piedi e ad aver fiducia. Egli corre, si butta in ginocchio e quando sta per baciarle i piedi, da quella statua Maria stende la mano per dargliela a baciare. Sulla mano di Maria egli vide scritto: «Io ti libererò da quanto ti affligge». Come se gli avesse detto: «Figlio, non disperare perché io ti libererò dai tuoi peccati e dai timori che ti opprimono». Si narra poi che leggendo quelle dolci parole, quel peccatore sentì nascere in sé tanto dolore dei suoi peccati e tanto amore verso Dio e la sua dolce Madre, che morì lì stesso ai piedi di Maria. Quanti peccatori ostinati attrae ogni giorno a Dio questa calamita dei cuori, come ella stessa si chiamò, dicendo a santa Brigida: «Come la calamita attira il ferro, così io attiro a me i cuori più induriti per riconciliarli con Dio». Questo prodigio si sperimenta non rare volte, ma ogni giorno. Da parte mia ne potrei attestare molti casi avvenuti nelle nostre missioni, dove alcuni peccatori restati duri più del ferro malgrado tutte le altre prediche, al solo sentir celebrare la misericordia di Maria, si sono pentiti e sono tornati a Dio. San Gregorio narra che l'unicorno è una fiera così feroce che nessun cacciatore può riuscire a prenderla, ma alla voce di una vergine che gridi, questa belva si arrende, si avvicina a lei e senza resistenza si lascia legare. Quanti peccatori, più feroci delle stesse fiere, fuggono lontano da Dio e alla voce della santa Vergine accorrono e si fanno dolcemente legare da lei a Dio! La Vergine Maria, dice san Giovanni Crisostomo, è stata costituita Madre di Dio affinché a quei miserabili che per la loro vita malvagia non potrebbero salvarsi secondo la giustizia divina, ottenesse la salvezza con la sua dolce misericordia e la sua potente intercessione. «Sì, conferma sant'Anselmo, Maria è stata innalzata ad essere Madre di Dio più per i peccatori che per i giusti, poiché suo Figlio Gesù Cristo dichiarò di essere venuto a chiamare non i giusti, ma i peccatori». Perciò la santa Chiesa canta: «Tu non hai in orrore i peccatori, senza dei quali non saresti mai divenuta degna di tanto Figlio». E Guglielmo di Parigi così si rivolge a lei: «O Maria, tu sei obbligata ad aiutare i peccatori, poiché tutto quello che hai di doni, di grazie e di grandezze - che sono comprese tutte nella dignità che hai ricevuto di essere Madre di Dio - tutto, se è lecito dirlo, lo devi ai peccatori, poiché per causa loro sei stata resa degna di avere un Dio per Figlio». «Se dunque, conclude sant'Anselmo, per i peccatori Maria è stata fatta Madre di Dio, come io, per quanto grandi siano i miei peccati, posso disperare del perdono?». Nella preghiera della messa della vigilia di Maria Assunta, la santa Chiesa ci fa sapere che la divina Madre è stata innalzata al cielo da questa terra, affinché s'interponga per noi presso Dio con la sicura fiducia di essere esaudita. Per questo san Giustino dice che «il Verbo si serve di Maria come arbitro». Arbitro è colui al quale due contendenti rimettono tutte le loro ragioni. Il santo vuol dire dunque che come Gesù è il mediatore presso l'Eterno Padre, così Maria è la nostra mediatrice presso Gesù, a cui il Figlio rimette tutte le ragioni che come giudice ha contro di noi. Sant'Andrea di Creta chiama Maria «fiducia», «sicurezza» delle nostre riconciliazioni con Dio. Il santo vuol dirci che Dio va cercando di riconciliarsi con i peccatori perdonandoli e, affinché essi non dubitino del perdono, ce ne ha dato per pegno Maria. Perciò egli la saluta: «Dio ti salvi, o pace di Dio con gli uomini». San Bonaventura riprende quindi e incoraggia ogni peccatore dicendo: «Se temi che Dio sdegnato per le tue colpe voglia vendicarsi contro di te, che devi fare? Ricorri alla speranza dei peccatori, a Maria; se poi temi che ella rifiuti di prendere le tue parti, sappi che non può ricusare di difenderti, poiché Dio stesso ha assegnato a lei l'incarico di soccorrere i miserabili». «E che, dice l'abate Adamo, deve forse temere di perdersi quel peccatore al quale la madre stessa del giudice si offre per madre e avvocata? E tu, o Maria, che sei madre di misericordia, disdegnerai di pregare tuo Figlio, che è il giudice, per un altro figlio, che è il peccatore? Non vorrai forse, in favore di un'anima redenta, interporti presso il Redentore che è morto sulla croce per salvare i peccatori? No, non lo rifiuterai e con tutto l'affetto ti impiegherai a pregare per tutti coloro che ricorrono a te, ben sapendo che quel Signore che ha costituito il tuo Figlio mediatore di pace tra Dio e l'uomo, ha anche costituito te mediatrice tra il giudice e il reo». «Dunque, riprende san Bernardo, rendi grazie a colui che ti ha dato una simile mediatrice». Qualunque tu sia, peccatore, infangato di colpe, invecchiato nel peccato, non disperare; ringrazia il tuo Signore che per usarti misericordia non solo ti ha dato il Figlio per tuo avvocato, ma per ispirarti maggiore coraggio e fiducia ti ha provveduto di una simile mediatrice che con le sue preghiere ottiene tutto ciò che vuole. Va', ricorri a Maria e sarai salvo. |