CAPITOLO XI

NELLE BRACCIA DELL'AMORE

Un letterato si lamentò con Dio, perché i suoi santi dovrebbero vivere sempre ed invece essi partono troppo presto, sempre troppo presto.

Comprendiamo tale rammarico, ma dobbiamo pur dire che il santo, «strumento di Dio», è una luce che egli ha messo nel mondo per rischiararlo e che, una volta accesa, non si spegne più.

La Provvidenza che governa il mondo si accorge che l'uomo non cammina per la retta via; ed allora manda nel mondo cattivo il santo che fa il bene, per riparare alla cattiveria degli uomini (che fanno il male e, a volte, si danno da fare per dimostrare che agiscono bene) e per aiutarli ad imbroccare la via giusta.

«Mi sento tutto sconquassato»

Ai molteplici dolori che lo affliggono da lunga data, si aggiunge il peso degli anni e padre Pio si sta avviando alla eterna vita ogni giorno più carico di malanni ai quali nessun mortale può sfuggire; ma li porta — non li sopporta — con tanta uniformità ai divini voleri, da far venire la santa rassegnazione in Dio, al solo guardarlo, a chi è provato anche lui dal dolore.

Non dice di non soffrire, quando realmente soffre: «Figlio mio, mi sento tutto sconquassato» — rispondeva alla nostra domanda — aggiungendo subito: «Ma sia fatta la volontà di Dio!...».

Il suo animo conosce le agonie e i suoi occhi le lagrime, anche se poco avvertite dagli altri, perché si mostra sempre gioviale.

Ma, pagato il tributo all'umanità, si riprende subito; scherza anche sui suoi guai e benedice e ringrazia il Signore: «I primi giorni della terribile prova mi sentii male — dice al suo direttore spirituale —, ma poi il Signore mi sostenne e quindi mi adattai al nuovo ambiente. Sia ringraziato Gesù. Ma venite a trovarmi. Ho bisogno d'una parola amica, fraterna, paterna».

Quanto è confortante trovare elementi comuni anche in uomini di eccezione! L'eroismo di marmo e di bronzo suscita stupore, ma non riscalda il cuore; quello cristiano invece dimora in cuori di carne: non distruggendo le innocenti debolezze della natura umana, in esse la santità trova forza e bellezza.

Il fatto che i santi soffrono e sono lieti di soffrire, non dice che non sentano il dolore. Possono crocifiggere la loro carne, ma con ciò non la pietrificano né la rendono insensibile. Non sono fatti di pietra e non hanno alcune qualità marmoree degli Stoici, la cui ambizione era di «sentir morire ogni sentimento».

Al santo curato d'Ars — per esempio — costò sempre gran fatica levarsi ogni mattina prima dell'alba e moltissime volte entrava nel confessionale con grandissima riluttanza naturale. Padre Pio, «uomo fatto preghiera», a volte non aveva voglia di pregare: «Una sera mentre si avviava verso il coro diceva a un suo intimo: "Veramente non me la sento di pregare stasera... e non ho neppure la scusa del buon voler, perché non ne ho proprio voglia..."».

La gente vuole vederlo

La corrispondenza epistolare aumenta continuamente e la gente arriva al convento «come in tanti pellegrinaggi», assetata della divina grazia, a chiedere, chiedere, sempre chiedere.

A volte padre Pio sta molto male per i soliti attacchi di coliche renali, che lo costringono a letto, senza Messa e soltanto con la comunione.

Soffre i lancinanti dolori con forza e serenità, come sempre, ripetendo: «Soffro molto, ma ringrazio Dio lo stesso».

Ogni tanto per le precarie condizioni di salute, non può celebrare. È un fatto che preoccupa, ma i pellegrini continuano a venire ed è veramente straordinario l'afflusso della gente, nonostante che padre Pio, per la sua avanzata età e la poca salute, possa dare pochissima soddisfazione. Egli fa quel che può.

La sua Messa, celebrata nelle ore antelucane, è sempre affollatissima.

I luoghi dove passa sono gremiti: «la gente vuole vederlo e si stringe attorno a lui, nonostante le abituali sgridate che rivolge ai più indisciplinati. Prega e soffre: è questo lo spettacolo quotidiano a cui noi assistiamo e la sua preghiera e la sua sofferenza salgono al trono di Dio e smuovono le masse che accorrono a S. Giovanni Rotondo da ogni parte d'Italia e dall'estero. Ha perso quasi tutto il suo brio e la sua vivacità; parla pochissimo; è tutto chiuso in se stesso; rarissimamente ha qualche ritorno del suo fare usuale, con episodi, barzellette, arguzie e detti vivaci, da cui sapeva trarre anche nelle ricreazioni spunti di bene e pensieri spirituali».

Il 7 luglio 1968 ha un forte collasso e preferisce rimanere solo in continua preghiera: padre Pio è diventato quasi muto per gli uomini e tutti si sforzano di rispettare questo sacro silenzio, come meglio possono, mentre uno straordinario afflusso di pellegrini invade il santuario.

La sua ultima Messa

Si avvicina una data che ogni anno si celebra in clima raccolto ed orante, ma il 1968 ricorda cinquant'anni di stimmate visibili, apparse il 20 settembre 1918 nelle carni di padre Pio.

Nessuna solennità esteriore all'infuori di tante, tante rose rosse che ornavano l'altare maggiore, offerte dai figli spirituali, ed una grande moltitudine di devoti venuti da ogni parte del mondo per ricordare vicino al «Padre» questa data memorabile.

Altra particolarità: per la prima volta, forse, il Crocifisso del coro dell'antica chiesetta, davanti al quale padre Pio ricevette le stimmate, era adornato di tante rose rosse. Il festeggiato celebra la Messa, come tutte le mattine, alle ore 5; «nella chiesa gremita di folla, aleggiava un'aura solenne di mistero, di preghiera, di raccoglimento, di unione mistica — ci fa sapere il padre guardiano del tempo —. Il resto della giornata, come sempre, per padre Pio: lavoro, preghiera, confessioni».

Il giorno dopo — 21 settembre — padre Pio non celebra ma si comunica soltanto, perché debole e stremato di forze, a causa di un fortissimo attacco di asma, che gli impedisce di respirare e per una mezz'ora circa desta apprensione grande e timore, assistito dal medico curante dottor Giuseppe Sala. Il padre guardiano con gli altri confratelli non si sono mossi dalla sua stanzetta, finché la crisi non si è risolta, fortunatamente in bene.

Molto agitato per la sofferenza, stringeva forte la mano al padre guardiano ed ai confratelli che gli erano accanto, ripetendo: «È finita, è finita!...».

Passata la crisi ed esortato dal superiore a non scendere per le confessioni: «E come voglio scendere — rispose — in queste condizioni!...». Ripresosi alquanto, nel pomeriggio assiste — come al solito — alla funzione vespertina e benedisse la «immensa folla», convenuta da tutto il mondo per il convegno internazionale dei «Gruppi di preghiera» che si sarebbe tenuto il giorno seguente, in occasione del cinquantesimo delle stimmate.

Tutti sono in festa ed aspettano con ansia febbrile — parla la cronaca del convento — di vivere la giornata di domani: solo padre Pio si sente «confuso e smarrito nella sua umiltà, considerando i grandi doni ricevuti da Dio». Oggi, circa all'ora di pranzo, prima che il Padre prendesse sforzatamente quel po' di cibo solito, il padre guardiano nel dare il «buon appetito» al Padre che era ancora debole e stremato di forze per la crisi d'asma di questa mattina, gli ha detto: «Buon appetito, Padre, e si faccia coraggio. Lei deve star bene; è venuta tanta gente per la festa di domani!». «Altro che festa — ha risposto padre Pio — dovrei fuggire e sparire per la confusione che provo».

Il giorno 22 settembre, alla fine della Messa di padre Pio «scroscianti ed interminabili applausi con grida sincere "viva padre Pio!", "auguri, Padre!" hanno salutato il Padre prima che rientrasse in sacrestia. Però, nell'alzarsi dalla poltrona e prima di scendere i gradini dell'altare rivolto al popolo, padre Pio ha barcollato e si è ripiegato su se stesso, quasi per cadere».

Soccorso prontamente dai confratelli, sostenuto di peso ed adagiato sulla sedia a rotelle, è stato portato in sacrestia. «Pallido e sbiancato in viso, come assente e smarrito — racconta il padre guardiano — ha benedetto la folla accalcatasi alla balaustra laterale, ripetendo affettuosamente ed affannosamente: "Figli miei, figli miei!"».

Dopo il ringraziamento, avvviatosi per le confessioni delle donne, dovette tornare indietro e risalire in camera con l'ascensore: «Padre Pio non sembrava più lui; bianco nel viso, tremante e stremato di forze, con le mani fredde, fissava tutti con lo sguardo, quasi assente e lontano da tutto quello che gli avveniva intorno. E così ha continuato per tutta la giornata».

Verso le 10,30 ai «Gruppi di preghiera» radunati sul sagrato per ascoltare i discorsi ufficiali, padre Pio affrettando i tempi (la sua benedizione ed il suo saluto paterno era previsto per mezzogiorno) dalla finestra della vecchia chiesa, affacciatosi quasi all'improvviso, ha benedetto e salutato lungamente la folla.

È difficile descrivere la gioia, il delirio, i battimani, le grida di evviva — attingiamo dalla cronaca del convento — l'agitare di mani e di fazzoletti per rispondere al saluto del Padre e dimostrargli ancora una volta l'affetto e la devozione filiale da tutta quella stragrande moltitudine, qui convenuta anche dall'estero.

Alla Messa vespertina tutta la folla si riversa in chiesa per partecipare alla celebrazione eucaristica e ricevere la benedizione di padre Pio, che assisteva dal matroneo.

Al termine della Messa, come sempre, mentre cerca di alzarsi per benedire la folla, rimane curvo su se stesso, senza potersi muovere; a stento riesce a sollevare la mano destra per benedire i suoi figli spirituali: il gesto familiare di ogni sera, il saluto e la conclusione di ogni giornata. Poi, quasi sollevato di peso, è adagiato sulla sedia a rotelle e riaccompagnato in camera.

Passando per la sala san Francesco benedice e saluta ancora tanti uomini; e così pure dalla finestra della stanza salutando la folla, agitando il fazzoletto bianco.

«Sullo spiazzo oltre il muro della clausura — è il guardiano del tempo — un buon numero di iscritti ai Gruppi di preghiera era ad attendere il saluto della sera di padre Pio, con fiaccole e candeline accese: uno spettacolo simile a quello del giorno 20. Dopo i ripetuti saluti e le grida "evviva! auguri! buona notte, padre! vi vogliamo tanto bene, Padre!", la finestra della cella di padre Pio si è chiusa definitivamente per sempre, chiudendo dietro di sé la visione ed il ricordo di un Uomo che tutti, dopo averlo incontrato, avevano imparato a chiamare "Padre!"».

Nelle braccia dell'Amore

Chi mai avrebbe pensato che alla tanta festa del giorno precedente sarebbe seguito il funerale del giorno dopo?

Tutti vedevano che padre Pio si consumava lentamente e che lui stesso spesso parlava e desiderava morire: «Come si sente, Padre?». «Male, male, figlio mio — rispondeva al padre guardiano — solo la tomba mi manca. Sto più di là che di qua. Pregate il Signore che mi faccia morire!...», ma nessuno voleva credere che la fine fosse così vicina, a chiusura di una giornata intensissima per i suoi figli spirituali e di normale attività per lui.

«Ha voluto morire in piedi al suo posto di lavoro, dopo un giorno passato come gli altri — è la voce del padre guardiano — nella preghiera e nel ministero per il bene. È apparso, sì, oltremodo affaticato, smarrito, quasi assente dalla scena del mondo (...), ma chi mai poteva intuire che era giunta la fine?».

Alle ore 2 circa del 23 settembre un religioso picchiava ripetutamente all'uscio della cella del superiore: «Padre guardiano, si alzi. Padre Pio sta male». Immediatamente precipitatosi nella stanza dell'ammalato, seduto sulla poltrona ed assistito dal dottor Sala e da due confratelli, lo vide «con gli occhi chiusi, la testa leggermente chinata in avanti e respirava molto affannosamente, gonfiando il petto e con un lieve rantolo alla gola. Gli presi la mano destra: era già fredda. Lo chiamai piu volte: "Padre! Padre!". Non mi rispose: forse mi sentì; e si accorse della mia presenza. Mi sentii smarrito, come di fronte alla terribile realtà che ad ogni costo non volevo ammettere, ma il medico con lo sguardo non mi dava alcuna speranza e mi aveva fatto chiamare proprio lui, quando aveva avuto la netta sensazione che si era alla fine».

Amministratogli il sacramento degli infermi, poco dopo, sereno, tranquillo, vola al cielo con la corona del santo Rosario tra le mani e con «Gesù!... Maria!...» sulle labbra.

Bello e solenne anche nella morte, padre Pio, con la stola sacerdotale, stringeva fra le mani la Regola francescana.

Stupore, commozione, lacrime provocò la dolorosa notizia, propagatasi in un baleno in tutto il mondo.

Composta la salma nella bara di legno, il mesto corteo dei confratelli, parenti, amici e figli spirituali, candela in mano e recita del «Miserere», accompagna il venerato Padre, attraverso il corridoio, l'atrio «s. Francesco», la scalinata e la sacrestia, in chiesa.

Disposto il servizio d'ordine, sia dentro che fuori la chiesa, alle ore 8,30 si aprono le porte: «tutta l'immensa marea di gente — apprendiamo dalla cronaca del convento — che da sei ore e più attendeva impaziente di entrare, si riversò in chiesa gridando e piangendo, nel desiderio di avvicinarsi il più che fosse possibile alla bara, per vedere, toccare, baciare le venerate spoglie del Padre defunto».

Il giorno 26 verso mezzogiorno, alla folla che non mai terminava, si disse a malincuore basta. Il mesto corteo si avviò dalla chiesa al paese verso le 15,30, seguito da «una innumerevole massa di popolo», e si snodava per le vie principali del paese: non era il funerale, ma il trionfo di padre Pio.

Tornati al convento, ch'era già buio, si celebrò sul sagrato la solenne cerimonia funebre, al termine della quale le spoglie furono portate in chiesa e poi in cripta e calate nel loculo scavato sotto il pavimento nel sito già precedentemente disposto: erano le ore 22.

Compiuta la mesta cerimonia, vengono invitati tutti ad uscire e tornare alle loro case. Anche i confratelli, recitata un'ultima preghiera, si ritirano nelle loro celle; vengono chiusi i cancelli in ferro battuto della cripta; restano accese le lampade in segno di fede, affetto e devozione al Padre, immerso nel sonno dei Giusti.

Il suo desiderio, espresso nel lontano 1923, si è realizzato: «Ricorderò sempre questo popolo generoso nelle mie preghiere, implorando per esso pace e prosperità. E quale segno della mia predilezione, null'altro potendo fare, esprimo il desiderio che, ove i miei superiori non si oppongano, le mie ossa siano composte in un tranquillo cantuccio di questa terra».

Verso la gloria

Inizia il devoto e mai interrotto pellegrinaggio.

Sono passati dodici anni dal sereno transito e sembra un secolo e sembra ieri averlo visto attorniato da una «moltitudine immensa».

La sua presenza è sempre viva ed operante; gli anni non sbiadiscono il suo ricordo e le anime in cerca di pace vengono, vengono, vengono a S. Maria delle Grazie, da lui attratte. Molti non l'hanno conosciuto personalmente e se ne rammaricano; tutti in quella cripta sentono la nostalgia di Dio, propongono di vivere una vita migliore, partono sereni e con l'animo di ritornare.

Veramente «padre Pio, meraviglia di Dio!...».

La sua vita: un inginocchiatoio, un altare, un confessionale.

Gesù venne perché gli uomini «abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10,10). In questo consiste la redenzione e la salvezza, questo è lo scopo finale della Chiesa e di ogni sua azione, alla quale tutti gli altri sono subordinati.

«Cercate prima il regno di Dio...» (Mt 6,33): che gli uomini siano elevati allo stato di grazia, perseverino, la riacquistino, se decaduti.

La preghiera il gran mezzo per ottenere, conservare ed accrescere la grazia, assieme al «tabernacolo con a lato il confessionale, dove ritrovano la vita le anime morte e le malate riacquistano la sanità» (Pio XII).

All'uomo debole e vacillante nel suo impegno cristiano, che cede troppo al mondo, quale potente richiamo Dio ha mandato padre Pio, plasmandolo per il mondo di oggi, «che in verità è stato scosso per un cinquantennio dalla sua voce silenziosa ma irrompente, dalla sua testimonianza che è risuonata irresistibile in ogni paese del mondo, e che ora, dopo la sua morte, si approfondisce e si dilata sempre più negli spiriti» (card. Ursi).

«Io credo — afferma l'arcivescovo di Manfredonia Valentino Vailati — che il Santo Padre Paolo VI vi abbia indicato con esattezza la missione di padre Pio: "Che clientela mondiale ha adunato intorno a sé! Ma perché? Forse perché era filosofo, perché era un sapiente, perché aveva mezzi a disposizione? No. Perché diceva la Messa umilmente, confessava dalla mattina alla sera; ed era, difficile a dirsi, rappresentante stampato delle stimmate di Nostro Signore. Era un uomo di preghiera e di sofferenza" (20 febbraio 1971). Egli, dunque, si è eroicamente impegnato a ricostruire la casa del Signore, difendendo i valori fondamentali della fede e della morale cattolica, con il coraggio di un profeta».

La sua vita e la sua parola, scritta o parlata, ci rivelano apertamente la sua «voce profetica»; convergono, «lo possiamo, sinceramente affermare, verso il mistero della Croce, adorata, abbracciata, rivissuta, compartecipata ai fratelli redenti. E cosa rimarrebbe della Chiesa santa del Signore, senza il mistero della Croce? Non è forse san Paolo che giudicava distruttori della fede i nemici della Croce di Cristo?».

* * *

Il 4 novembre 1969 la curia generale dell'Ordine dei Frati Cappuccini firma la domanda al vescovo monsignor A. Cunial, amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Manfredonia, di aprire il processo di beatificazione e canonizzazione di padre Pio.

Il 23 successivo il Vescovo notifica al postulatore generale dell'Ordine di aver iniziato la raccolta delle informazioni per la fase preliminare del processo stesso.

E la documentazione, raccolta in diocesi secondo le norme vigenti, fu consegnata alla Congregazione per le Cause dei Santi da monsignor Valentino Vailati, arcivescovo di Manfredonia, il 16 gennaio 1973.

Le tappe si succedono a ritmo incalzante.

Il 3 marzo 1980, lo stesso arcivescovo Vailati consegna alla predetta Congregazione ulteriore documentazione per ottenere il nulla osta per l'introduzione della Causa di beatificazione.

Il 23 ottobre 1982, la Sacra Congregazione delle Cause dei Santi tenne una riunione, nella quale discusse l'opportunità o meno di concedere all'Arcivescovo di Manfredonia la facoltà di aprire il processo cognizionale sulla vita e le virtù del Servo di Dio Padre Pio da Pietrelcina.

Il parere dei membri di quel Sacro Dicastero fu favorevole e Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Pietro Palazzini, Prefetto dello stesso Dicastero, in data 29 novembre 1982, presentò in merito una relazione al Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale, nello stesso giorno, approvò e confermò il responso della Sacra Congregazione delle Cause dei Santi.

In tal modo veniva aperta la via alla costituzione del Tribunale ecclesiastico, che, nell'Arcidiocesi di Manfredonia, doveva celebrare l'atteso processo cognizionale.

Il Tribunale si è costituito a San Giovanni Rotondo, nel Santuario «Santa Maria delle Grazie», domenica 20 marzo 1983, e si è concluso in sessione pubblica, nello stesso Santuario, domenica 21 gennaio 1990. In sette anni di lavori ha interrogato 73 testimoni ed ha raccolto una imponente documentazione (104 volumi), che è stata consegnata alla Congregazione delle Cause dei Santi.

Intanto dobbiamo ricordare che, il 23 maggio 1987, il Santo Padre Giovanni Paolo II è andato in visita pastorale a San Giovanni Rotondo e si è fermato in preghiera sulla tomba di padre Pio.

La Congregazione delle Cause dei Santi, dopo circa dieci mesi di attento esame, il 7 dicembre 1990, ha emesso il decreto «de validitate» sul processo diocesano ed ha nominato il padre Cristoforo Bove dell'Ordine dei frati minori conventuali relatore ufficiale per la preparazione della «positio super virtutibus».

Ultimata la Positio, si discusse, come di consueto, se il Servo di Dio avesse esercitato le virtù in grado eroico. Il 13 giugno 1997 si tenne il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi con esito positivo. Nella Sessione Ordinaria del 21 ottobre successivo, essendo Ponente della Causa l'Ecc.mo Mons. Andrea Maria Erba, Vescovo di Velletri-Segni, i Padri Cardinali e Vescovi hanno riconosciuto che padre Pio da Pietrelcina ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse. Il giorno 18 dicembre 1997, alla presenza di Giovanni Paolo II, fu promulgato il Decreto sull'eroicità delle virtù.

Per la beatificazione di padre Pio, la Postulazione ha presentato al competente Dicastero la guarigione della signora Consiglia De Martino di Salerno. Sul caso fu celebrato regolare Processo canonico presso il Tribunale Ecclesiastico dell'arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno dal luglio 1996 al giugno 1997. Il 30 aprile 1998 si tenne, presso la Congregazione delle Cause dei Santi, l'esame della Consulta Medica e il 22 giugno dello stesso anno, il Congresso peculiare dei Consultori Teologi. Il giorno 20 ottobre seguente, in Vaticano, si riunì la Congregazione ordinaria dei Cardinali e dei Vescovi membri del Dicastero e il 21 dicembre 1998 fu promulgato, alla presenza di Giovanni Paolo II, il Decreto sul miracolo.

Il 2 maggio 1999 nel corso di una solenne Concelebrazione Eucaristica in piazza San Pietro Sua Santità, Papa Giovanni Paolo II, con la Sua autorità apostolica ha concesso che il venerabile Servo di Dio Pio da Pietrelcina sia chiamato Beato, stabilendone per il 23 settembre la data della festa liturgica.

Per la canonizzazione del Beato Pio da Pietrelcina, la Postulazione ha presentato al competente Dicastero la guarigione del piccolo Matteo Pio Colella di San Giovanni Rotondo. Sul caso è stato celebrato regolare Processo canonico presso il Tribunale ecclesiastico dell'arcidiocesi di Manfredonia-Vieste dall'11 giugno al 17 ottobre 2000. Il 23 ottobre successivo la documentazione è stata consegnata alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il 22 novembre 2001 si è tenuto, presso la Congregazione delle Cause dei Santi, l'esame della Consulta Medica. L'11 dicembre si è tenuto il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi e il 18 dello stesso mese la Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi. Il 20 dicembre, alla presenza di Giovanni Paolo II, è stato promulgato il Decreto sul miracolo, mentre il 26 febbraio 2002 fu annunciata la data della canonizzazione.

Il 16 giugno 2002 nel corso di una solenne Concelebrazione Eucaristica in piazza San Pietro Sua Santità, Papa Giovanni Paolo II, «con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo», ha dichiarato e definito Santo il Beato Pio da Pietrelcina, stabilendone per il 23 settembre la memoria liturgica «con il grado di obbligatoria».

È il «premio» promesso da Gesù, in una visione, al giovanissimo Francesco Forgione poco prima di entrare in convento: «ti regalerò una splendida corona».