(Dal libro: Beato Pio da Pietrelcina) La sera del 9 gennaio 1940 è la data della fondazione di una grande clinica presso il santuario di S. Maria delle Grazie. Padre Pio comunicò la sua gioia a tre suoi figli spirituali: un farmacista, Carlo Kisvarday; un medico, Guglielmo Sanguinetti; un agronomo, Mario Sanvico. Disse loro: — Da questa sera ha inizio la mia grande opera terrena. Padre Pio aveva già in mano la prima pietra, un marengo d'oro da dieci franchi, dono di una vecchietta sconosciuta: nient'altro. Poteva sembrare un'evidente follia, se si considerano il tempo e il luogo: un tempo di guerra, un luogo aspro e isolato. Ma la fede dei santi è gigante. Si cominciò subito a raccogliere le offerte e queste non tardarono ad arrivare da ogni parte del mondo. Nel maggio del 1947 iniziarono i lavori a pieno ritmo, e in nove anni il complesso ospedaliero fu portato a compimento. L'inaugurazione della Casa Sollievo avvenne il 5 maggio del 1956, con la benedizione del cardinale Giacomo Lercaro e con un discorso ispirato del papa Pio XII. Da allora, la Casa Sollievo ha accolto in numero sempre crescente le membra sofferenti del Corpo Mistico di Cristo. E andrà sempre avanti, nonostante tutte le bufere. Lo ha assicurato padre Pio: — La Casa Sollievo la tira su il Signore, con le sue stesse mani. È opera di Dio e andrà nei secoli. Guai a chi la tocca... La fisionomia della Casa Sollievo deve essere questa, secondo padre Pio: «Luogo di preghiera e di scienza». Fede e tecnica, ascetica e arte medica, mistica e medicina, devono «rivolgersi alla persona tutta intera, corpo e anima», come disse il papa Pio XII nel discorso dell'inaugurazione. Per padre Pio la Casa Sollievo doveva essere «città ospedaliera, tecnicamente adeguata alle più ardite esigenze cliniche», ma soprattutto doveva essere il luogo «dove il genere umano si ritrovi in Cristo crocifisso, come un sol gregge sotto un solo pastore». Un'accusa venne fatta a padre Pio da alcuni: perché fare la Casa Sollievo così bella e attraente da sembrare fin troppo lussuosa? — Troppo lussuosa?... — rispose il Padre. — Ma se fosse possibile, la Casa la farei d'oro... perché il malato è Gesù e tutto è poco quello che si fa per il Signore. In altra occasione padre Pio aveva detto ai responsabili dei lavori: — Fatela bella come il paradiso, perché deve dimorarci Gesù infermo. Nella cura dell'ammalato, per padre Pio, si deve rispettare la gerarchia dei valori: prima la grazia di Dio, poi l'azione dell'uomo. Era questa la tecnica soprannaturale di S. Giuseppe Moscati, celebre clinico di Napoli. E padre Pio faceva perfetta eco al dottor Moscati, quando disse ai più grandi clinici del mondo riuniti in un simposium a S. Giovanni Rotondo: — Voi avete la missione di curare l'ammalato: ma se al letto dell'ammalato non portate l'amore, non credo che i farmaci servano molto. Io ho provato questo... Portate Dio agli ammalati: varrà più di qualsiasi altra cura... La Casa Sollievo della Sofferenza resterà a testimoniare per sempre la fecondità dell'amore di Dio. L'amore di Dio si riversa sulle creature. Chi è pieno di amor di Dio non può non donarsi alle creature. Così hanno fatto tutti i santi. L'amore di Gesù crocifisso ha spinto padre Pio a donarsi ai fratelli che sono infermi sia nell'anima che nel corpo. Alla cura delle infermità spirituali egli ha dedicato tutto se stesso nel ministero sacerdotale della confessione e direzione spirituale. Alla cura delle infermità corporali egli ha dedicato la fondazione di un ospedale che non fosse il solito luogo tutto tristezza e dolori, ma una vera casa serena e bella, una casa in cui trovare il sollievo della sofferenza. |